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Parola d’ordine: Parola Chiave

Al doposcuola #Learningisfun (progetto finanziato con i fondi Otto per Mille alla Chiesa Valdese) ho risparmiato i miei pessimi giochi di parole ma non una montagna di attività sulle keyword. Le parole chiave sono un concetto tanto semplice quanto basilare per la maggior parte delle tecniche e strumenti di studio: flashcard, riassunti, mappe concettuali, mappe mentali eccetera eccetera.
Per lavorare su questo tema abbiamo investito molte energie nella pratica (come vedremo poi) e pochissimo tempo (una sola lezione o quasi) sulla teoria: abbiamo dato una definizione, esaminato le caratteristiche e riflettuto su come riconoscerle/sceglierle. Fatto questo, siamo entrati in azione, lavorando principalmente con due “metodi” opposti: dal testo alle parole chiave, dalle parole chiave al testo.
Grazie al primo metodo ci siamo esercitati sul riconoscimento (e la scelta/creazione) delle parole chiave a partire da una “fonte”. Questa fonte cambiava spesso, sia per tenere più alto il coinvolgimento e l’attenzione, sia per allenarsi in diversi campi.
Siamo partiti da semplici incipit o capitoli di libri per ragazzi (Lo Hobbit di Tolkien e Le Streghe di Roald Dahl); siamo poi passati a individuare le parole chiave nei testi scolastici dei ragazzi, non sempre senza difficoltà, vedendo anche le differenze tra le varie materie e il tipo di parola chiave (date, lessico specifico, formule, nomi).
A partire dalle materie scolastiche, abbiamo poi invertito il senso di marcia, partendo dalle parole chiave per arrivare alla fonte: una volta trovate le parole chiave di un argomento, venivano date a un altro ragazzo che provava a ricostruire il senso del testo proprio da quelle keyword.
In un’altra occasione volta abbiamo chiesto di scegliere un film, individuare tra 5-7 parole chiave e scriverne un breve riassunto (10-12 righe): i ragazzi si sono così concentrati sulle parole chiave prima di iniziare a scrivere un testo, passaggio piuttosto importante che spesso viene ignorato, sia in ambito scolastico che non.
Entrando nel mondo della narrazione e della creazione di storie, abbiamo sfruttato i Rory’s Story Cubes (dadi con icone al posto dei numeri, utilizzabili in moltissime occasioni): a partire da sei immagini rappresentate sui dadi e che assumevano il ruolo di keyword, si doveva costruire un breve racconto.
Ci sono state volte in cui ci siamo rilassati e con le parole chiave ci siamo messi in gioco personalmente. Poco prima di Natale, ad esempio, dopo un rapido brainstorming, ciascuno ha scelto cinque parole che, per lui/lei, rappresentavano le vacanze natalizie.
Dulcis in fundo, abbiamo sfruttato le parole chiave per un gioco di conoscenza: ciascuno ha scritto, su un foglietto e in segreto, cinque parole particolarmente rappresentative/importanti; una volta ripiegati tutti e messi in una scatolina tutti i foglietti, a turno si estraeva un bigliettino e si provava assieme a capire di chi fosse. È stata un’esperienza molto divertente ma allo stesso tempo profonda e, per certi aspetti, intima. Ritengo, inoltre, che il gruppo ne sia uscito maggiormente coeso e rafforzato.
E niente, come sempre rimango stupito dalle applicazioni che si possono fare con quello che, a scuola, consideravo un mero strumento didattico.

